È molto difficile, specie mentre viviamo in un periodo di isolamento, definire cosa possiamo aspettarci dal futuro prossimo, che probabilmente ci chiamerà a dar vita a una nuova quotidianità, a trovare un nuovo equilibrio tra la realtà che conoscevamo ed una nuova che, per forza di cose, dovremo far nostra, almeno nell’immediato post-emergenza sanitaria.

In tempi incerti, ad esempio quelli attuali, può riuscire difficile fare previsioni ragionevoli, come abbiamo esposto nel precedente articolo del nostro blog, perché si rischia di assumere un atteggiamento eccessivamente negativo nei confronti del futuro. Quando infatti la realtà ci appare imprevista difficile e faticosa, è possibile essere influenzati dal cosiddetto “ostrich effect”, un bias cognitivo di rimozione che prende il nome dalla metafora dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia per evitare di affrontare il pericolo che ha davanti a sé.

Ignorare ciò che mette in discussione le nostre credenze

Questo bias mette in discussione le nostre certezze, stravolgendo le aspettative e le abitudini. Poiché a livello non conscio tendiamo a preferire situazioni familiari e a rimanere legati ai capisaldi della nostra vita, cerchiamo inconsapevolmente di rifuggire interventi esterni che ci disorientano e ci turbano rischiando così di ignorare o addirittura negare un’informazione o un fatto che rappresenta un’incongruenza rispetto alla nostra routine.

I primi a parlare di ostrich effect furono nel 2016 Dan Galai e Orly Sade, ricercatori israeliani della Hebrew University di Gerusalemme che appurarono come gli investitori in ambito finanziario fossero abituati a controllare molto di frequente i titoli quando il mercato andava bene e, al contrario, a trascurare i dati quando il mercato aveva indici negativi. Lo stesso bias è stato osservato e dimostrato dall’Università del Minnesota su un campione di persone che aveva scelto di aderire a un programma per la perdita del peso: è stato scoperto che il 20% delle persone intervistate non si era mai pesato prima, proprio per evitare di confrontarsi con la conferma del loro problema.

L’effetto positivo della resilienza in tempi difficili

In una situazione come quella attuale, in cui siamo esposti a un pericolo che non possiamo controllare, obbligati ad accettare che per un certo periodo la nostra quotidianità sia stravolta, questo processo mentale non conscio può attivarsi inficiando la nostra capacità di prefigurare il futuro con obiettività.

Un atteggiamento che può essere rischioso: la rimozione di un problema può apparentemente farci sentire meglio, lasciandoci però in balia delle circostanze rendendo più difficile trovare soluzioni per il problema che dovremo, comunque affrontare.

Per fortuna questo atteggiamento può essere controbilanciato da una risorsa connaturata all’essere umano, la resilienza. Il termine fa riferimento alla caratteristica di un materiale di resistere ad un urto senza arrivare alla rottura e che, utilizzato in chiave psicologica, indica appunto la capacità dell’essere umano di adattarsi a mutate condizioni e di far fronte ad eventi stressanti. Mai come oggi ci è richiesto di essere flessibili: ricordiamoci che la storia e l’esperienza insegnano che le situazioni di crisi possono anche rivelarsi promotrici di nuove energie e di opportunità. Per saperle individuare e cogliere al meglio, però, è necessario sforzarsi di non negare la realtà ma affrontarla consapevolmente per poter individuare spazi di crescita, miglioramento e cambiamento virtuosi per noi e la società, affiancando e bilanciando nuovi paradigmi ad abitudini e comportamenti consolidati.

Fonti:

Ostrich Effect

Per altri articoli sui bias cognitivi ai tempi del coronavirus: