Come descritto diverse volte nelle passate settimane sul nostro blog, oltre ad aver probabilmente innescato una destabilizzazione economica senza precedenti, la pandemia di COVID-19 quasi sicuramente porterà in dote una serie di evidenti cambiamenti al nostro stile di vita, nuovi comportamenti che con molta probabilità potrebbero affermarsi e diventare a tutti gli effetti abitudini.

Dalla crescita dello shopping online alla prevedibile continua domanda di prodotti per la sanificazione, sono diversi i comportamenti d’acquisto che sembrano destinati a farci compagnia anche dopo la fine dell’emergenza, come osservato da un dettagliato studio pubblicato nelle scorse settimane da Kantar, azienda leader nelle ricerche di mercato condotto a livello globale.

Abitudini fatte per restare: la ricerca di Kantar

Rosie Hawkins, chief officer and innovative officer/insight di Kantar, spiega infatti che sebbene nella fase post emergenza si possa prevedere una tendenza a recedere verso comportamenti che erano profondamente radicati in noi prima della pandemia, è plausibile che ad essi si aggiungeranno nuove abitudini apprese in periodo di crisi. Lo dimostra appunto lo studio che ha coinvolto 25mila consumatori distribuiti su 30 diversi mercati.

Primi dati indicativi su possibili prossimi scenari arrivano dalla Cina, Paese che per primo ha subito i devastanti effetti del virus e che ora sta cercando di rimettere in moto economia e società. Com’è ovvio, durante il periodo di lockdown, i settori più colpiti dall’isolamento sociale sono stati quelli del turismo, dell’intrattenimento outdoor, della ristorazione. In questi casi ben il 75% dei consumatori ha interrotto totalmente le proprie azioni d’acquisto e moltissime sono le altre categorie investite dalla crisi: calo del 50% per abbigliamento, beauty e alcool.

Sono invece quasi raddoppiati i consumi di cibo e prodotti per la pulizia per la casa. In forte aumento anche le spese per coperture assicurative e sanitarie (+38%).

Anche a fine epidemia, stando a quanto dichiarato dalla chief officer di Kantar, i consumatori continueranno a lungo a spendere di più per prodotti per la prevenzione del contagio e delle malattie in generale – come mascherine, sanificatori per ambienti e per le mani – ma anche per cibo salutare, integratori e medicine. Indossare una mascherina e igienizzare i propri oggetti personali diventeranno abitudini fortemente radicate, come sostenuto da un’ampia maggioranza di partecipanti allo studio.

Come cambieranno i comportamenti d’acquisto nel post-COVID 19

Bisogna sottolineare però come settori che più di altri hanno patito gli effetti della crisi potrebbero godere di un forte “rebound”, un contraccolpo positivo causato dal desiderio di tornare alla “normalità” una volta terminato il periodo di crisi. Tantissimi, infatti, i partecipanti allo studio che bramano di tornare a cenare in un ristorante (82%), a viaggiare (78%) e spendere per l’intrattenimento fuori dalle mura domestiche (77%).

Diverso il discorso per i beni di lusso, come si evince dai dati della ricerca Kantar: se il 61% delle persone ha dichiarato di aver interrotto l’acquisto di beni di lusso durante la pandemia, il 21% afferma di voler continuare a limitare questo tipo di spese anche una volta finito il lockdown.

Più shopping online, ma senza la scomparsa dello store fisico

Al di là dell’evidente crescita degli acquisti online, Hawkins nota come ci sia ancora un’ampia fetta di popolazione che abbia comunque continuato a preferire lo store fisico a quello digitale, confermando quindi la rilevanza del retail.

La ricerca di Kantar illustra comunque un maggiore grado di confidenza con servizi, come la spesa online, che prima sembravano rivolgersi soltanto a una piccola porzione di popolazione. Il 20% dei partecipanti ha infatti dichiarato di aver comprato molto meno di frequente in store, mentre il 9% ha dichiarato di aver fatto molto più shopping online. Il dato più interessante mostra come il 32% delle persone affermi di voler prediligere sempre più, di qui in avanti, gli acquisti online rispetto a quelli in store. I retailer, come dichiarato da Hawkins, sono già attivi per adattarsi alle nuove abitudini d’acquisto, sia implementando le nuove policy per la fruizione dello store (no agli assembramenti, entrate in base all’età a orari diversi) che garantendo anche in seguito un servizio di delivery della spesa, online o via telefono per chi non ha accesso ad internet.

La società del mobile payment

Una società più attenta al social distancing e all’igiene, in cui le persone compreranno sempre più online, porta a immagine un futuro in cui il contante subirà un progressivo declino. La società digitale e connessa consente già diverse soluzioni di pagamento contactless o digitale e Hawkins nota come le persone si stiano spostando molto rapidamente dalle banconote al pagamento mobile o via carta di credito o bancomat. Tra i cambiamenti osservati da Kantar, il declino del contante sembra quello destinato ad affermarsi più facilmente e velocemente.

Il contributo delle neuroscienze per conoscere meglio le nuove abitudini dei consumatori

Sebbene le ricerche cosiddette tradizionali siano molto utili e diano importanti informazioni esse sono però basate sulle risposte e le affermazioni razionali e consapevoli delle persone.

Le neuroscienze hanno però dimostrato come le reali motivazioni, scelte e convinzioni delle persone si formino e ne indirizzino i comportamenti a livello preconscio in maniera automatica e non consapevole prima che la razionalità possa intervenire. È ormai inoltre provato quanto le emozioni giochino un ruolo fondamentale in questi processi cerebrali.

L’analisi del sentire delle persone in una circostanza così emotivamente coinvolgente come quella attuale ha bisogno di essere rafforzata da ricerche neurometriche basate su bio-feedback.

Per questo ad esempio Ottosunove sta partecipando ad uno studio internazionale che coinvolge al momento dodici nazioni per verificare proprio il sentire profondo delle persone, utilizzando il metodo dell’Implicit Association Test che appunto è in grado di rilevare la convinzione reale delle persone rispetto a vari quesiti e argomenti.

L’uso di queste ed altre metodologie di ricerca neurometrica sono in grado di valutare con maggiore precisione l’influenza ad esempio di bias cognitivi che giocano un forte ruolo in questo momento: lo Status quo, l’anchoring e l’confirmation, l’ostrich e l’herd instinct.

Mai come in questo periodo un approccio improntato al neuromarketing e la conoscenza della scienza comportamentale sono alleati preziosi per indagare a fondo il sentire delle persone e poter valutare più precisamente gli scenari futuri.

Fonti:

WARC