Più il contesto è nuovo, meno punti di riferimento abbiamo per capire che direzione prendere, più sarà difficile per noi capire quale sia la scelta migliore e predirne le conseguenze. Lo abbiamo osservato in Cina, in Corea e in Italia negli ultimi mesi, con l’arrivo e l’inaspettata quanto rapida diffusione del coronavirus. Per arginare la crisi causata dall’emergenza sanitaria, la politica e la comunità scientifica sono state chiamate a prendere decisioni immediate e in alcuni casi impopolari che, in quanto tali, spesso a torto o a ragione criticate.
Confirmation bias e lettura del contesto
L’epidemia da COVID-19, almeno inizialmente, non era infatti stata percepita da molti come la gravissima emergenza che oggi ci troviamo a contrastare. Eppure gran parte della comunità scientifica e ben prima dei vari lockdown aveva avvertito sulla pericolosità del virus, polarizzando l’opinione pubblica: i cittadini hanno reagito diversamente, chi con grande, a volte anche eccessiva, preoccupazione, chi invece scettico rispetto a un’emergenza che si faceva sempre più seria. Anche una parte del mondo politico ha inizialmente sottovalutato e minimizzato la reale portata del virus, invitando gli italiani a continuare la vita in modo normale, salvo poi tornare sui propri passi di fronte all’evidente tragico peggioramento della situazione.
Questo è avvenuto perché a livello cerebrale interpretiamo il presente e prevediamo il futuro facendo riferimento alle nostre esperienze passate e nel vagliare le informazioni a nostra disposizione diamo più rilevanza a quelle che confermano la nostra ipotesi di partenza e le nostre convinzioni. Nelle scienze comportamentali questo fenomeno cognitivo viene definito confirmation bias: istintivamente selezioniamo e diamo più valore alle informazioni e fatti che sostengono le ipotesi di cui siamo convinti. Al contrario l’importanza di ciò che si contrappone ai nostri punti di riferimento viene sminuita o ignorata.
Questo processo mentale si attiva in special modo quando l’argomento di riferimento suscita emozioni forti e mette in discussione abitudini e credenze consolidate da lungo tempo, soprattutto quando ci troviamo in un contesto di forte incertezza come nella situazione attuale Non avendo mai avuto esperienza diretta di una pandemia globale, per noi è stato praticamente impossibile prevedere e credere che la situazione a cui siamo arrivati oggi potesse davvero divenire realtà.
Pensiero lineare, pensiero esponenziale e planning fallacy
A questo si aggiunge poi la nostra tendenza a pensare – soprattutto rispetto al futuro – in modo lineare e non esponenziale, oltre al fatto che raramente riusciamo a fare previsioni sensate su futuro, per via del bias cognitivo definito planning fallacy.
Comprendere le reali conseguenze di un fenomeno che inizia con numeri relativamente esigui ma cresce in maniera esponenziale è per noi davvero difficile. Come spiegato dall’informatico e saggista inglese Paul Graham, “le persone non si sorprendono se dici loro che ci sono 13mila casi di COVID-19 al di fuori della Cina, nemmeno se dici loro che il numero di casi si duplica ogni 3 giorni. Ma appena dici loro che se la crescita continua a questo ritmo avremo 1 milione e 700mila casi in appena tre settimane, allora si stupiscono”. Non è un caso che i primi a prefigurare le reali implicazioni fenomeno coronavirus, molto in anticipo rispetto al resto della popolazione, sono stati coloro che sono abituati a pensare in ottica esponenziale e a fare previsioni matematiche, ovvero chi lavora in finanza, in ambito tech e – ovviamente – in ambito scientifico.
L’incertezza nella lettura delle conseguenze di ciò che stava accadendo in tempo reale ha permesso la proliferazione di tanti pareri discordanti sul problema. Ad esempio i primi provvedimenti presi dal governo per contenere il contagio, quando il pericolo sembrava esser circoscritto più che altro ad alcune zone del Nord Italia, sono parsi eccessivi ad una parte della popolazione.
Ma di fronte ad una situazione così inaspettata, complessa e in rapidissimo mutamento anche per le autorità è stato difficile prendere decisioni di portata epocale dovendo trovare un equilibrio tra due necessità altrettanto cruciali come la salute dei cittadini e la tenuta economica del Paese. Purtroppo, in uno scenario sconosciuto e dalla gravità inaudita, dove non ci sono esperienze pregresse a fornire criteri di giudizio, perfino la capacità decisionale e la rapidità d’azione di un governo possono venire minate: di fronte all’ignoto l’essere umano è obbligato a “imparare facendo”.
Fonti:
Per altri articoli sui bias cognitivi ai tempi del coronavirus:
Comments by Gabriele Sebastiani