Modificare le proprie abitudini, uscendo dalla comfort zone a cui aderiamo giorno dopo giorno senza rendercene conto, è davvero complicato, anche quando siamo consapevoli del fatto che adottare nuovi comportamenti possa portarci notevoli benefici, sul breve e lungo periodo.

Lo dimostrano bene i classici propositi di inizio anno: solitamente stabiliamo lodevoli obiettivi per i mesi a venire, proviamo ad adottare nuove routine, ma a lungo andare qualcosa si rompe: assorbiti dalla quotidianità, mettiamo in secondo piano il proposito, che perde mordente e viene abbandonato, non senza qualche senso di colpa.

Per quanto siano comunque molte le persone in grado di tenere fede agli obiettivi prefissati, per altrettante è complicato mantenere la costanza necessaria per abbracciare un nuovo stile di vita. Ciò accade perché tagliare in modo netto e irrevocabile con le abitudini passate è faticoso.

È proprio il diffuso approccio da “o bianco o nero” nei confronti del cambiamento il maggiore ostacolo: alcune ricerche dimostrano, ad esempio, come diete troppo restrittive siano meno efficaci di altre che invece non escludono qualche innocuo sgarro.

Sono diversi i dati che suggeriscono come le tentazioni, se sfruttate in modo efficace, possano paradossalmente rappresentare un buon pungolo per promuovere la formazione di migliori abitudini. A dimostrarlo il principio del temptation bundling, termine coniato dalla ricercatrice comportamentale Katherine Milkman della Wharton School / Università della Pennsylvania, secondo cui associando una gratificazione istantanea a un’attività che l’individuo di solito evita di fare, sarà più facile incentivarlo a intraprenderla per il doppio beneficio che l’individuo stesso ne trarrà. Un esempio potrebbe essere la visione della propria serie preferita durante una sessione di tapis roulant in palestra, per motivarsi a iniziarla e portarla a termine.

Il temptation bundling in azione

Milkman mostra il principio in azione grazie a uno studio, condotto insieme ad alcuni colleghi nel 2014, che ha coinvolto 200 iscritti di una palestra, divisi in un gruppo di controllo (che ha frequentato normalmente la palestra) e uno target a cui è stato consegnato un iPod con audiolibri dal contenuto molto coinvolgente da ascoltare liberamente durante l’allenamento. Nel corso del primo allenamento di trenta minuti, al gruppo target è stato chiesto di ascoltare l’inizio di uno dei due audiolibri. Per procedere nell’ascolto, i partecipanti sarebbero dovuti tornare in palestra ad allenarsi. Nell’arco di sette settimane, il gruppo target ha registrato un +60% di frequenza in palestra rispetto a quello di controllo, a dimostrazione che le persone coinvolte nello studio si sono dimostrate più invogliate a tornare ad allenarsi perché maggiormente coinvolte dalla storia che potevano ascoltare facendo esercizi, godendo così di un doppio benefit: intrattenimento e una migliore forma fisica.

Il temptation bundling sembra quindi rappresentare un modo efficace per spronare le persone non solo ad adottare scelte più virtuose e salutari, ma anche a svolgere una serie di attività che per pigrizia si tende a rimandare o a evitare, attraverso una ricompensa immediata, una piccola gratificazione istantanea in grado di accompagnare e rendere il “task” più intrigante a livello non conscio.

Il fattore di successo del temptation bundling sta propria nell’immediatezza del reward che si riceve. Deve infatti essere percepito in parallelo all’attività meno piacevole che va ad “alleviare”, spiega Milkman, e non come premio successivo allo sforzo fatto: “le persone dicono spesso «mangerò un gelato dopo aver fatto esercizio», ma questo non è temptation bundling, bensì un’auto-ricompensa successiva che non solo non rende l’atto di esercitarsi più piacevole per l’individuo, ma può anche ridimensionarne il valore e i benefici”.

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