LA PRESENZA SUI SOCIAL MEDIA STA CAMBIANDO? GLI ULTIMI TREND PREDILIGONO SPONTANEITÀ E NATURALEZZA, CHE SI SOSTITUISCONO AD UN’APPARENZA COSTRUITA, IN FAVORE DI UNA RITROVATA AUTENTICITÀ

L’arrivo di un nuovo social o una sua funzione inedita sono in grado di suscitare reazioni diverse tra loro.  L’entusiasmo e la conseguente diffusione virale, ad esempio, sono a volte destinati a spegnersi presto. È quello che è successo a Clubhouse nel 2020. All’epoca aveva coinvolto molti utenti curiosi, impulsivamente trascinati dal flusso mainstream, ma il suo successo oggi si è decisamente affievolito.

In altri casi, l’utente più abitudinario può inizialmente essere diffidente rispetto alle novità. Si veda, ad esempio, l’ingresso delle Stories su Instagram, in principio salutate come copia di Snapchat ed estranee alla logica del social per antonomasia votato esclusivamente alla fotografia, e oggi tra le funzionalità più utilizzate dalla piattaforma che sempre più, sulle orme del competitor TikTok, è orientata al formato video.

In un universo digitale social in continua trasformazione, oggi vediamo emergere, grazie ai milioni di download, la social app BeReal. Semplice ed immediata, ha conquistato i suoi user grazie alla promozione dell’autenticità attraverso la condivisione randomica e disimpegnata di momenti quotidiani. Se le piattaforme social, fino a ieri, permettevano a persone e brand di fornire un’immagine di sé costruita secondo precise strategie, sembra emergere oggi un forte desiderio di naturalezza, spontaneità e assenza di filtri.  Difficile, per il momento, prevedere se BeReal e l’atteggiamento social che promuove siano destinati a durare o se si tratta di un trend dalla vita breve. Ma è indubbia l’importanza di analizzare le motivazioni dietro a una così evidente manifestazione di bisogno di spontaneità.

BeReal: la spontaneità portata all’estremo

Chi ci legge forse fa già parte della community di BeReal (6,8 milioni le persone che lo hanno usato negli ultimi due anni), che ha superato TikTok nella classifica delle app più scaricate negli Usa. Ma vale comunque la pena spiegarne le dinamiche. Il meccanismo è essenziale: si posta solo una volta al giorno, entro due minuti dalla ricezione della notifica che segnala quando è il momento in cui scattare un’immagine.  L’esposizione è doppia, un selfie associato a un’istantanea per mostrare il contesto in cui ci si trova, caricate contemporaneamente. Impossibile barare. BeReal, infatti, non permette l’uso di filtri. È possibile rifare una foto prima di condividerla, pena però la comunicazione agli altri utenti di quante volte la foto è stata rifatta. Fondamentale è inoltre l’aspetto della condivisione: il voyeurismo è bandito, tanto che senza aver pubblicato nella giornata corrente non è possibile visualizzare gli scatti altrui.

Ciò che rende questa app così attraente, soprattutto agli occhi della generazione Z, è anche la possibilità di mostrare la propria “vita vera” solo ad una cerchia ristretta di amici. In più, dopo uno scatto e un’occhiata a quelli dei contatti, si esaurisce il tempo di permanenza, senza essere risucchiati da ore di scrolling.

Più spontaneità, meno costruzione

Non è ancora possibile prevedere la parabola, ascendente o discendente, di BeReal. Ma una cosa è certa: la grande popolarità raggiunta è il segnale di una nuova necessità degli utenti, forse stanchi di modelli perfetti e irreali cui fare riferimento. Ma anche di una piccola (o forse no) rivoluzione culturale.

Lo user medio, nel gestire la propria presenza social, cerca ispirazione e legittimazione in modelli provenienti da profili ben più noti. Per questo motivo si sente ora più incoraggiato a mostrare una parte più autentica di sé grazie alla presa di posizione di molti big. Tra foto di smagliature, visi imperfetti, condizioni patologiche e stati d’animo infelici, proprio loro stanno iniziando a rompere dei tabù e a promuovere temi di valenza sociale. A questo punto, la riflessione può avanzare verso un livello di analisi successivo: e se anche questo tipo di rappresentazione di presunta verità fosse costruita? Si sa che, per quanto l’impressione che percepiamo attraverso lo schermo sia di trasparenza, potrebbe invece trattarsi di una strategia pensata a tavolino; la risposta a un trend attualissimo. In ogni caso, vale la pena considerarlo un primo passo verso una reale spontaneità espressa con messaggi autentici.

La possibile eredità delle nuove dinamiche

Infatti, come espresso da Luca Tremolada su il Sole24Ore, se anche BeReal dovesse in futuro registrare una perdita di interesse da parte della sua community,  ciò non avverrebbe senza un lascito importante. Ovvero l’aver aperto un solco in favore di una maggiore vicinanza alla realtà. Proprio rispetto al tipo di immagine che ognuno di noi propone di sé sui social media, potremmo assistere progressivamente ad un uso disintermediato della propria presenza pubblica. Un risultato non da poco, tenendo conto dei danni causati da modelli fasulli di presunta perfezione. Tra di essi è opportuno citare ansia da confronto, da performance, senso di solitudine e FOMO, la fear of missing out. Forse l’utopia di una totale trasparenza è ancora lontana dall’essere raggiunta, ma, difficile negarlo, qualcosa è già cambiato.

Vedi anche: Cosa succede quando i social vanno in down (e perché diamo la colpa a noi stessi se accade)