Nel 2017 ricorre il primo quindicesimo anniversario dalla ormai famosa definizione di Ale Smidts, docente olandese di marketing, che ha coniato il termine neuromarketing e lo ha definito “lo studio del meccanismo cerebrale per comprendere il comportamento del consumatore al fine di migliorare le strategie di marketing“. Da allora questa disciplina ha fatto passi da gigante, ma cosa dobbiamo aspettarci quest’anno dal neuromarketing?

Sicuramente marzo sarà un mese caldo per questa disciplina: prima toccherà a CERTAMENTE Italian Neuromarketing Days il 2-3 marzo a Milano, poi sarà la volta del Neuromarketing World Forum 29-31 marzo a Londra. In attesa di scoprire cosa verrà fuori da questi eventi, nei mesi passati abbiamo raccolto un po’ di suggestioni che provengono dai risultati di diverse ricerche neuroscientifiche e li vogliamo condividere con voi.

1. L’utilizzo di EEG e fMRI sarà sempre più rilevante

recenti studi della Advertising Research Foundation (USA) in collaborazione con la Temple University, hanno pienamente dimostrato che l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica funzionale forniscono un significativo valore aggiunto in termini di capacità predittiva, e questi due strumenti si riveleranno sempre più determinanti nella definizione delle strategie di marketing durante il corso dell’anno.

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2. Si prenderà sempre più coscienza del marketing sensoriale

Il neuromarketing è una disciplina ampia che abbraccia diversi approcci e specializzazioni, e il marketing sensoriale è uno di questi. Emozioni e percezioni sensoriali sono strettamente legate nel nostro cervello e quando interagiamo con uno spazio o un prodotto lo facciamo sulla base di percezioni multi-sensoriali (osserviamo, tocchiamo, annusiamo, ascoltiamo, ecc). Comprendere in che modo utilizzare i sensi può risultare decisivo al momento di fornire i giusti incentivi al consumatore.

3. Il neuromarketing si svilupperà grazie al data-mining

Grazie al cosiddetto data-mining, il neuromarketing si rivelerà sempre più promettente nei prossimi mesi. Lo sviluppo di speciali algoritmi di autoapprendimento basati sull’ingente quantità di dati derivati dalle scansioni cerebrali, moltiplicherà la scoperta di insight utili per una conoscenza sempre più dettagliata del comportamento del consumatore.

4. I dati biometrici permetteranno di personalizzare la realtà virtuale

L’integrazione di dati biometrici e modelli ricavati dalle ricerche neuroscientifiche, permetterà di comprendere in che modo i consumatori vengono coinvolti in un’esperienza di realtà virtuale. I dati in tempo reale permetteranno delle esperienze più immersive, cambiando i contenuti sulla base dei movimenti oculari e dei modelli biometrici.

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5. Il neuromarketing continuerà a diffondersi, e anche le sue interpretazioni

Purtroppo anche nel 2017 sentiremo ancora parlare di “buy button”, “marketing subliminale” e di fantomatici “brain tricks”. Con la diffusione di questa disciplina, sarà sempre più indispensabile saper distinguere chi interpreta il neuromarketing come una serie di verità disvelate, chi parla di “psicologia della persuasione” o “psicologia del consumatore” (che pur si integrano a volte con il neuromarketing, ma restano discipline differenti), da chi invece utilizza approcci, strumenti e metodologie neuroscientifiche per testare, misurare e ottimizzare le strategie di marketing. Ricordate che il neuromarketing non è una strategia, ma un metodo di ricerca.