Quella legata alla fruizione dei podcast può ormai essere definita una vera e propria cultura.
Che si parli di format audio di stampo giornalistico, fiction o socio-culturale, sempre più persone sono attratte da questa forma di narrazione immersiva e, molto spesso, di alto valore contenutistico.
Secondo i dati della “Digital Audio Survey” 2020 di IPSOS, in termini di comunicazione il podcast si posiziona oggi come un’efficace alternativa al video, la cui supremazia è comunque ancora indiscussa.
Ma cosa si intende per podcast?
Si tratta di una trasmissione audio digitale, diffusa via Internet, che è possibile scaricare e archiviare su un qualsiasi device. Prevede pubblicazioni scandite nel tempo, esattamente come le serie televisive e si differenzia per tono, argomento, scopo.
Perché può interessare ai brand?
I podcast si rivolgono a target tendenzialmente difficili da coinvolgere attraverso strategie di comunicazione e messaggi tradizionali.
Sono le audience più giovani e colte ad apprezzare maggiormente questo strumento. Lo studio di Ipsos nota come:
- su 8,5 milioni di ascoltatori mensili di podcast (+4% rispetto al 2019) il 52% è under 35;
- Il 22% è laureato;
- Il 19% è tuttora studente;
- Il 10% ricopre professioni definite “elevate”, tra cui: libero professionista, dirigente e funzionario;
- Il 61% fruisce di almeno una rivista al mese.
E, cosa ancora più importante, l’attenzione e l’interesse riservati ai contenuti sono spesso continuativi.
In un contesto digitale iper-stimolante come quello attuale, in cui l’interesse delle persone è conteso in qualsiasi momento da miliardi di input, è importante notare quanto quello riservato ai contenuti dei podcast si dimostri costante e continuativo.
- Il 61% degli intervistati ha dichiarato di ascoltare ogni episodio fino alla fine;
- Il 71%, addirittura, di portare a termine tutte le serie che inizia;
- Un 11 % dedica del tempo esclusivamente all’ascolto di podcast, mentre un altro 12% lo fa mentre si rilassa: percentuali in crescita rispetto al passato.
Rimane comunque ancora dominante la fruizione “multitasking” del podcast, ossia mentre si cucina, lavora o ci si dedica ad altre attività.
Anche la pubblicità beneficia di questo ascolto “attento”.
L’attenzione rivolta ai contenuti pubblicitari a cui le persone sono esposte durante la fruizione del podcast risulta avere forte impatto.
Il 69% del campione coinvolto nello studio dichiara di ricordare prodotti o servizi sponsorizzati, specie se il podcast è promosso da un brand.
In questo ultimo caso, inoltre, ben il 49% degli intervistati ha dichiarato di aver compiuto un’azione verso il brand: per cercare informazioni (30%) ma anche per completare un acquisto (10%).
Come si spiega questa attenzione da parte delle persone?
Il motivo è simile a quello che determina, tutt’oggi, il grande successo dei canali Youtube: ogni utente è libero di ascoltare contenuti a cui è davvero interessato, che prevedono argomenti specifici e circoscritti, veicolati da un host che conosce, di cui magari è anche follower sui social.
Lo dimostra il fatto che il 61% degli intervistati ha affermato di pagare o aver pagato per accedere a contenuti audio che è davvero motivato ad ascoltare.
È dunque l’interesse personale a spingere il consumatore all’ascolto, rendendolo così spontaneamente più ricettivo, concentrato e aperto alle comunicazioni pubblicitarie contenute nel podcast — tendenzialmente legate all’argomento attorno cui ruota il canale stesso — rispetto ad altre forme pubblicitarie più aggressive distanti dai contenuti con cui interagisce.
La natura intima e coinvolgente del podcast è il motivo del suo successo?
È interessante sottolineare come, nella sempre più pervasiva presenza dei social nella nostra vita, con la loro natura caotica e iper-stimolante, si profili l’ascesa di un mezzo che fa invece dell’intimità, dell’evocazione e dell’approfondimento la propria forza.
Il successo dei podcast può essere ricercato nella capacità di coinvolgimento di questo particolare tipo di narrazione: il racconto, rispetto alla mera esposizione di dati e informazioni, ha sempre il potere di attivare risposte emozionali profonde nel nostro cervello.
Il coinvolgimento è ancora più forte in un’esperienza intima come il podcast: la voce di una persona che si rivolge esclusivamente a noi, ci trasporta in una relazione molto personale che tende a far allineare il nostro punto di vista a quello della voce narrante.
Proprio grazie a questo coinvolgimento, la nostra mente è portata ad immedesimarsi facendo emergere sensazioni, esperienze concrete, stati d’animo in modo vivido e rilevante.
Il merito va attribuito ai neuroni specchio, neurotrasmettitori capaci di farci riconoscere e vivere le esperienze altrui come fossero le nostre: ne abbiamo parlato approfonditamente QUI.
Quando siamo coinvolti da una storia, il cervello rilascia dopamina.
La dopamina è un neurotrasmettitore incaricato di regolare l’umore, l’attenzione e la memoria. Causa l’accelerazione del battito cardiaco e l’innalzamento della pressione del sangue.
La dopamina è strettamente legata al piacere e alla ricompensa: il nostro cervello la rilascia quando vive esperienze piacevoli e stimolanti, come:
- Ascoltare una canzone che amiamo;
- Mangiare un cibo particolarmente buono;
- Abbracciare una persona cara che non vediamo da tempo.
Questo avviene anche quando si ascoltano timbri e toni di voce particolarmente graditi, specie se raccontano una storia che cattura la nostra attenzione in modo profondo.
Quando il cervello rilascia dopamina, inoltre, ricordiamo più facilmente e con più accuratezza ciò che stiamo vivendo: potrebbe essere questo fattore a determinare il sempre maggiore seguito delle serie podcast oltre che, parallelamente, la crescente importanza strategica di questo canale per i brand perché:
- possono sfruttarne le potenzialità per rivolgersi agli ascoltatori in modo personale, coinvolgente e rilevante;
- possono proporre contenuti di approfondimento molto più dettagliati e di valore rispetto a quelli diffusi via social;
- risultano essere un touch-point efficace per motivare alla scelta target tendenzialmente sfuggenti e più difficili da raggiungere attraverso altri mezzi
Fonti:
Comments by Gabriele Sebastiani