INTERVISTA A RICCARDO BUBBIO, VICE PRESIDENTE AIDP PIEMONTE E VALLE D’AOSTA, RIGUARDO LE NEUROSCIENZE IN AMBITO HR
Abbiamo chiesto a Riccardo Bubbio, Vice Presidente AIDP – Associazione per la Direzione del Personale Piemonte e Valle d’Aosta -, di anticiparci alcuni contenuti del suo libro appena pubblicato: Il cervello al lavoro – Neuroscienze in azienda dalla teoria alla pratica. In esso viene approfondito l’approccio neuroscientifico all’organizzazione delle Human Resources nelle aziende.
Realtà già complesse di per sé, come quelle aziendali, negli ultimi due anni hanno subito rapidi e profondi cambiamenti a causa della pandemia e delle conseguenze che questa si è portata dietro. Ad aggiungersi, nuovi processi tecnologici che stravolgono i modelli di produzione e che richiedono una necessaria integrazione con essi.
Per sfruttare positivamente questa particolare fase e assecondare le mutazioni emerse nei più differenti ambienti lavorativi, gioca un ruolo fondamentale la comprensione dei meccanismi comportamentali. A livello individuale e su un piano relazionale, questi agiscono tanto nella vita quotidiana come in ambito professionale.
Grazie al contributo degli studi neuroscientifici è possibile, quindi, dare definizione ad una materia indefinita come l’incidenza delle emozioni e dei processi mentali, per fornire nuovi e utili strumenti all’organizzazione aziendale. È questo ciò che Riccardo Bubbio – Vicepresidente di AIDP Piemonte e Valle d’Aosta e coordinatore del progetto Neuroscienze applicate alle HR- ha approfondito nel suo libro Il cervello al lavoro. Il volume, edito da Franco Angeli, si è avvalso del contributo di diversi professionisti del settore per fornire una guida lungo diverse direttive. Tra di esse il cambiamento, la comunicazione, l’apprendimento e il benessere aziendali.
Anche Ottosunove ha partecipato alla realizzazione del progetto, con un capitolo curato da Daniela Avidano e da Germano Stranieri, rispettivamente HR Manager e Project Manager della nostra agenzia, insieme a Tullio Moretto e a Gabriele Sebastiani, intitolato La scelta è dell’emozione. Strumenti e conoscenze di neuromarketing per l’HR.
Nell’intervista che segue abbiamo chiesto all’autore e curatore, Riccardo Bubbio, di raccontarci la genesi del libro e di anticiparcene i temi più rilevanti.
Perché secondo lei sono importanti le Neuroscienze all’interno dei contesti organizzativi e in ambito HR?
L’esperienza lavorativa si basa su azioni individuali o relazionali. La comprensione dei meccanismi che stanno alla base dei comportamenti è non solo una competenza strategica, ma un fattore abilitante per poter effettivamente esercitare l’equilibrio tra lavoro e vita personale. Questo, nell’era della digitalizzazione e globalizzazione diventa una necessità fisica e psicologica.
La sfida produttiva per i prossimi decenni non sarà solo sviluppare e acquisire tecnologia ma, soprattutto, disporre di quelle competenze necessarie a integrare tali tecnologie con i processi produttivi e a ripensare totalmente il modello di business. Le imprese che in questi anni di crisi economica, politica e sociale hanno individuato nuovi mercati e nuove soluzioni per diversificare il business, lo hanno fatto investendo nelle Persone, nella formazione, nello sviluppo e nella comunicazione. Rendere più fluidi questi processi, conoscendo le dinamiche con cui la mente approccia il cambiamento, diventa un fattore competitivo per l’azienda, oltre che diminuire lo stress delle Persone che ci lavorano.
Come è nato il gruppo di lavoro “Play the brain” all’interno di AIDP e quali sono le sue finalità e obiettivi futuri?
Nei Consigli Direttivi di AIDP Piemonte e Valle d’Aosta già nel 2014 alcuni colleghi, cultori della materia, si stavano proponendo come pionieri di un tema di cui non si era soliti discutere nelle nostre realtà ed in particolare tra i professionisti delle Risorse Umane. Non che a quel tempo fosse un argomento completamente ignorato, ma sicuramente molta strada si doveva fare per affrontare questa novità.
Fu deciso di costituire un Gruppo di Ricerca “Le Neuroscienze nelle Organizzazioni”. I presupposti di allora erano quelli di stimolare nei Soci la curiosità e l’interesse su alcuni contributi selezionati provenienti dalle ricerche in alcuni ambiti delle Neuroscienze, mediante la proposizione di video, seminari, workshop, articoli e libri e tradurre tali contributi in un linguaggio accessibile in modo da renderli comprensibili e disponibili. L’obiettivo era quello di fornire una prima conoscenza su temi emergenti di interesse operativo.
Da quel momento è stato un crescendo di iniziative e di progettualità. Il Gruppo ha iniziato a organizzare molteplici attività e ad attivare collaborazioni con Facoltà Universitarie: un risultato davvero impensabile per un gruppo di appassionati che aveva lanciato il guanto di sfida solo tre anni prima. Poi dopo un anno di “fermo” dovuto alla pandemia, nel 2021 due grandi novità: l’uscita del libro e la registrazione del marchio e del logo “play the Brain” che attestano quanto l’Associazione voglia ancora investire in questo campo.
Qual è stata la genesi del volume Il Cervello al Lavoro?
La prima idea è nata a Napoli nel 2018 all’angolo di Via Santa Lucia con via Partenope, proprio il lungomare prospiciente a Castel Dell’Ovo durante il Convegno Nazionale AIDP. Poi del libro non se ne è più parlato.
Abbiamo organizzato convegni, conferenze e strutturato un sito dove raccogliere gli esiti delle nostre ricerche, ma del libro nessuna parola. Sembrava infatti un progetto troppo impegnativo, fino quando è stato annunciato il lockdown totale. In quella situazione, tutti bloccati a casa, lunghe e interminabili sere senza sport né socialità…allora lì ho capito che era il momento giusto per scrivere il libro: per raccogliere le riflessioni di quattro anni di lavoro e tramutarle in un manufatto compiuto.
Ci può anticipare qualche tema di particolare interesse che avete trattato nel libro?
Sono molti e tutti molto interessanti. Provo però a raccogliere qualche spunto sui temi salienti: cambiamento, benessere, apprendimento e comunicazione.
- Il cambiamento organizzativo diventa non solo un’opportunità ma una necessità. Quali strategie si rivelano più efficaci per governarlo? Le scoperte neuroscientifiche rafforzano l’idea che nella pianificazione di un processo di cambiamento non vanno considerate solo le variabili numeriche e gli aspetti di business: il supporto alla rielaborazione delle dimensioni emotive e sociali coinvolte è un fattore critico ineludibile per far sì che la crisi generata dal cambiamento trovi uno spazio di elaborazione e trasformazione.
- Il Benessere organizzativo diventa strumento abilitante per garantire produttività, sviluppo competenze tramite la creazione di un ambiente confortevole. Non solo per il Personale Dipendente ma anche per i loro famigliari e la comunità sociale di prossimità.
- L’apprendimento continuo diventa elemento distintivo per la gestione del cambiamento: occorre comprendere quali sono i fattori determinanti per un apprendimento che realmente modifica i nostri comportamenti minimizzando la fatica cerebrale utilizzando strumenti di gioco, di attivazione motoria, emotiva, intellettuale, relazionale e sociale.
- La comunicazione aziendale – anche quella più istituzionale – non può constare di mere informazioni tecniche. Occorre invece dare “emozioni” alle parole in modo che agiscano come una “spinta gentile” verso i comportamenti pregressi. Il NeuroMarketing può allora aiutarci a comprendere come comunicare una diversa visione delle cose che accadono e aiutarci a gestire conflitti e cambiamenti.
Nell’approcciare il lavoro abbiamo cercato di scrivere un testo che si muova tra molte prospettive diverse e complementari tra scienza e pratica provando a sperimentare un linguaggio ibrido che getti un ponte tra il mondo della Ricerca Scientifica, Clinica, Accademica e la vita in Azienda
Il testo è quindi una raccolta di spunti, suggestioni, evidenze che aprono porte su scoperte e sperimentazioni da attuare senza la presunzione di fornire ricette facili o soluzioni scontate. D’altra parte, cosa c’è di più complesso, più effimero, più volubile ma nello stesso tempo affascinante del pensiero stesso?
Siamo curiosi: ci racconta un aneddoto di esperienza personale che spieghi in modo “pratico” l’applicazione delle neuroscienze in ambito HR quotidiano?
Tutto il libro è basato su esperienze concrete vissute nelle aziende da me e dagli altri Autori.
Dovendo selezionare un solo contenuto, direi che l’insegnamento principale che fa da fil rouge a tutto il libro è l’ascolto e l’osservazione della parte emotiva di noi stessi e di tutte le persone con cui interagiamo nella vita lavorativa. Il nostro modo di lavorare non è mai avulso dal nostro stato d’animo: le neuroscienze lo spiegano con dovizia scientifica!
Per cui in una riunione è molto importante ascoltare in primis noi stessi (siamo nervosi, stanchi? Abbiamo pensieri famigliari?) dedicando poi 3-5 minuti a qualche esercizio di mindfulness per sgombrare la mente dagli affanni e vivere il “qui ed ora”. In un secondo momento possiamo anche cercare di “entrare in empatia” con i nostri interlocutori, cogliendo il loro aspetto emotivo. Il libro racconta un facile esercizio (chiamato “della colonna destra”) che ci aiuta a farlo: e non servono strane apparecchiature scientifiche, ma solamente una matita e un foglio di carta! …Ma non voglio svelarvi tutto qua ……
E adesso se vi ho incuriosito non vi resta che comprare il libro 😊
Vedi anche: Giocare seriamente per apprendere: come il serious game ci aiuta a crescere professionalmente.
Comments by gabrischettino