Articolo a cura di Chiara Niglio – Psicologa esperta in Neuroscienze e Comunicazione

Sappiamo bene quanto negli ultimi due anni la pandemia abbia influenzato le nostre vite, stravolgendo alcune ormai sedimentate abitudini e costringendoci in poco tempo a riorganizzare il nostro modo di gestire le relazioni sociali, di lavorare, di studiare.

Nel tempo ci stiamo adattando, modificando le nostre priorità, i nostri valori e i nostri comportamenti, anche quelli di consumo.

Le nostre scelte di consumo, infatti, sono fortemente influenzate dal contesto, che oggi ci vede maggiormente consapevoli e attenti alle nostre spese, alla salute nostra e del pianeta, e più esigenti rispetto a prodotti o servizi.

In risposta a queste nuove dinamiche e necessità, le aziende e i brand hanno dovuto a loro volta modificare il loro modo di parlare ai consumatori, nel tentativo di garantire una connessione rilevante e autentica ed esperienze di acquisto sempre più “taylored”.

Ma come si fa a comprendere cosa muove la scelta delle persone, a intercettarla e soddisfarla? 

Oltre ai metodi di ricerca tradizionali, si possono analizzare i comportamenti (attraverso le behavioural sciences) e le reazioni cerebrali non consce (attraverso le neuroscienze). Questi due anni di osservazione, hanno permesso di comprendere meglio quale sarà l’ “essere-umano” dei prossimi anni.

Quali sono, quindi, i nuovi trend di marketing del 2022?

Le Intelligenze Artificiali in crescita

Spotify suggerisce una canzone, Facebook riconosce e tagga una persona, Siri scrive i messaggi: sono solo alcune delle Intelligenze Artificiali (IA) che rendono la nostra vita più semplice.

Per Intelligenza Artificiale si intende l’abilità di una macchina di mostrare capacità “umane” come apprendimento, pianificazione e creatività. Simulando il cervello umano, i sistemi dotati di IA ricevono i dati, li processano e rispondono. Possono adattare il proprio comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando in autonomia.

Utilizzare le Intelligenze Artificiali consente dunque alle aziende di migliorare e aumentare l’interazione con la propria audience.

Perché gli utenti sono più appagati nell’utilizzare un’App che implementa IA?

Perché il cervello funziona “a risparmiodi energia cognitiva e le IA soddisfano a pieno questa modalità di funzionamento.

Mixed Realities verso il Metaverso

Realtà Virtuale (VR) ed Aumentata (AR) permettono di offrire esperienze digitali più intense, personalizzate e significative per le persone.

I sistemi di Realtà Virtuale (come ad esempio i visori Oculus) permettono di riprodurre scenari virtuali che il cervello assimila alla realtà, e con cui possiamo interagire.

La Realtà Virtuale ci fa immergere completamente in un mondo digitale, mentre la Realtà Aumentata sovrappone elementi digitali al mondo fisico. La Realtà Aumentata è fruibile tramite dispositivi che “aumentano” le potenzialità dei nostri sensi (come ad esempio i Google Glasses), ed è studiata per un costante utilizzo in movimento, per sostituire gradualmente lo Smartphone.

Fare il tour di un nuovo showroom, indossare i vestiti prima di acquistarli su un e-commerce, provare una poltrona nel salotto ancora prima di comprarla: tutto tramite un’App.

Che sia dentro un visore VR o sullo schermo dello Smartphone il risultato è (quasi) lo stesso: fornire un’esperienza immersiva che tocchi le emozioni del consumatore in modo diretto.

Perché la Realtà Virtuale è così efficace?

Perché fornisce una realtà che i 5 sensi riescono a prevedere. La VR viene definita “embodied technology” perché restituisce un’esperienza sensoriale reale.

Funziona proprio come il nostro cervello: crea simulazioni sensoriali del corpo in azione per prevedere le conseguenze delle nostre azioni ed emozioni.

Durante l’ultimo Facebook Connect, Zuckerberg ha parlato di Metaverso: un ambiente digitale in cui gli utenti sperimenteranno un nuovo tipo di socializzazione, immersi nella Realtà Virtuale.

Il termine Metaverso è stato citato per la prima volta nel 1992, in un romanzo di fantascienza. Da lì – molto prima di Facebook –  sono stati creati vari Metaversi (ad esempio la piattaforma Second Life), mondi virtuali in cui le persone potevano socializzare in una dimensione parallela digitale.

Più la tecnologia evolve e più i Metaversi permettono di vivere esperienze assimilabili alla realtà, ingannando – di fatto – il nostro cervello.

Social Media: l’egemonia di TikTok

Già da tempo gli altri social media stanno cercando di adattarsi ma la sua costante crescita renderà TikTok il leader di tutte le piattaforme online. 

Cosa rende TikTok così appealing per le nuove generazioni?

Soddisfa il senso di urgenza. In generazioni cresciute in un mondo digitale che mette alla prova l’attenzione con continui stimoli, l’intrattenimento viene soddisfatto in round da 15 secondi.

“First-party data” e Gamification

Un obiettivo primario dei brand è quello di raccogliere informazioni sul proprio target di riferimento.

Cosa vogliono e di cosa hanno bisogno i miei futuri clienti?

Il modo migliore per avere queste informazioni è ottenerle direttamente dal target d’interesse. 

Si potrebbe dire che, ad oggi, i nostri dati sono una sorta di valuta digitale con cui paghiamo la nostra presenza online. È quindi sempre più complicato ottenere informazioni sotto forma di dati “nudi e crudi”.

La Gamification è un ottimo modo per in-trattenere le persone e ottenere i loro dati in modo pain-less. Senza contare che, secondo le Neuroscienze Affettive, il sistema del gioco è uno dei sistemi emotivi di base che abbiamo bisogno di soddisfare, anche da adulti.

Sempre più strade portano al Neuromarketing

In un contesto in continua evoluzione, in cui le persone sono ormai inclini a modificare abitudini e comportamenti, come anche a provare nuovi prodotti, e in un ecosistema in cui la personalizzazione di un prodotto o servizio può davvero rappresentare la chiave del successo, per aziende e brand il Neuromarketing rappresenta lo strumento e l’opportunità per comprendere non solo quali siano le risposte emotive e cognitive a un prodotto o a una campagna di advertising, ma anche per identificare i bisogni e desideri non consci dei consumatori, al di là del dichiarato “razionalmente”.