Mentre sempre più Paesi allentano le restrizioni, le imprese si trovano a pianificare un futuro di non facile lettura, rimettendo mano alle strategie elaborate a inizio 2020. Quali sono i trend che condizioneranno il post COVID-19 di cui tenere conto per restare rilevanti in un contesto inedito?
La pandemia ha spinto le persone a rimettere a fuoco priorità e bisogni: come cambiano i consumi dopo questa grande occasione di introspezione collettiva, in cui relazioni, well-being e funzionalità sembrano essere i grandi trend ? Un contributo pubblicato su WARC prova a delineare plausibili scenari.
Grazie alla conoscenza del non conscio, possiamo stabilire quanto le caratteristiche estetiche di ciò che guardiamo giochino un ruolo cruciale nel modo in cui processiamo un determinato stimolo. Il neuromarketing è di grande aiuto per progettare materiali PoP e allestimenti brain friendly per il retail: più facili e piacevoli da processare per il cervello, in grado di attrarre e coinvolgere le persone in modo profondo.
Fare esperienza della realtà attraverso i sensi è un bisogno che, limitato da mesi di emergenza, tornerà con veemenza nel futuro prossimo, influenzando anche la customer experience. Il retail può reinventarsi puntando sulla sensorialità, aspetto cruciale di cui, nell’e-commerce, si avverte la mancanza.
Le relazioni cambiano il modo con cui elaboriamo le informazioni e percepiamo la realtà. Per questo, soprattutto in un periodo in cui patiamo l’assenza di rapporti umani per i brand diventa cruciale curare tutti i touch point della customer experience per stimolare la relazione col consumatore e influenzare positivamente le decisioni d’acquisto e la brand loyalty.
Comunicare fa parte della nostra natura e ha contribuito alla nostra evoluzione, risultando essenziale nei momenti di difficoltà, come quello attuale: ma come farlo in modo efficace in un contesto nuovo, in cui mai come prima i consumatori chiedono ai brand vicinanza, affidabilità e trasparenza? Parola a Barbara Monteleone, Strategic Planner di Ottosunove.
Quando la realtà ci appare minacciosa o incerta, possiamo essere influenzati dal cosiddetto effetto struzzo, un bias cognitivo di rimozione, che ci fa “nascondere la testa nella sabbia”per evitare di affrontare il pericolo che abbiamo davanti a noi
Il nostro cervello rettiliano si attiva per proteggerci se sente che il pericolo è vicino: rispetto al climate change, il coronavirus ci sprona a cambiare stile di vita perché ci manaccia nel “qui e ora”
L’istinto di sopravvivenza per primo, poi la voglia di non restare a mani vuote: ecco cosa ci spinge a livello non conscio a prendere d’assalto i supermercati anche se sappiamo benissimo che verranno riforniti giornalmente