ARTICOLO A CURA DI BARBARA MONTELEONE – STRATEGIC PLANNER OTTOSUNOVE
Tramite i 5 sensi il nostro cervello è costantemente attraversato da un numero enorme di stimoli sensoriali che provengono dall’ambiente in cui siamo immersi e che, a causa della limitata capacità attenzionale a disposizione, vengono filtrati dal cervello stesso.
Siamo però particolarmente attenti agli stimoli visivi e sonori perché proprio grazie alla loro rapidissima elaborazione inconscia, fin dagli albori della nostra esistenza preistorica, abbiamo potuto reagire velocemente ai pericoli e siamo sopravvissuti come individui e come specie.
La musica è anche divenuta una sorta di “linguaggio sociale” (fonte: Daniel Levitin) che ha favorito la nostra aggregazione in comunità, a tutto beneficio della maggiore sicurezza degli individui.
Inoltre, la musica ha svolto un’importante funzione culturale per la nostra evoluzione. Molto prima dello sviluppo della scrittura l’essere umano ha dovuto escogitare metodi per tenere a mente e condividere informazioni importanti per la propria sopravvivenza e per la sua appartenenza al gruppo: ritmi, melodie e rime sono state uno strumento mnemonico formidabile (fonte: Daniel Levitin).
Ma il motivo principale per il ruolo importantissimo che la musica ha nella nostra vita risiede nel fatto che essa suscita in noi forti emozioni: è dimostrato scientificamente che ogni volta che ascoltiamo una musica o una canzone che ci piace il nostro cervello rilascia endorfina e dopamina, neurotrasmettitori in grado di alleviare il dolore, migliorare il nostro umore e farci provare piacere, fino addirittura a farci venire la pelle d’oca.
Studi neuro-scientifici hanno chiaramente dimostrato come l’ascolto e ancor più la pratica della musica, ad esempio suonando uno strumento, stimoli un gran numero di funzioni percettive e cognitive e attivi simultaneamente aree cerebrali correlate alle emozioni. Per questo, lo studio della musica accelera e migliora lo sviluppo cerebrale dei bambini e favorisce la capacità di concentrazione.
La musica ha, quindi, importanti effetti sui nostri stati emotivi, cognitivi, sul nostro comportamento ed è strettamente legato alla memoria, intrecciandosi strettamente alle nostre esperienze personali, alla nostra empatia e alla nostra self awareness.
Basti pensare alla potenza evocativa delle musiche natalizie o a quella della “nostra canzone” per gli innamorati. La forza della musica è tale da riuscire a volte ad “invadere” la nostra mente. Si tratta del fenomeno detto INMI, Involuntary Music Imagery (fonte: Oliver Sacks, libro Musicophilia), anche detto earworm o tarlo dell’orecchio. Succede quando ci ritroviamo nostro malgrado a canticchiare o fischiettare una musica senza riuscire a smettere.
L’attenzione anche inconscia che diamo alla musica e la sua grande capacità di suscitare in noi emozioni e memorie spiegano l’importante ruolo che ha nella comunicazione pubblicitaria.
Attraverso l’utilizzo della musica si costruisce il cosiddetto Sound Branding, una sorta di impronta digitale sonora in grado di distinguere una Marca, renderla memorabile e immediatamente riconoscibile. A questo servono i Jingle, musiche che accompagnano la comunicazione e i Sound Logo (famosissimi quelli di Mulino Bianco e Intell), melodie brevi di 1-3 secondi che accompagnano l’apparire del logo.
Per costruire un efficace Sound Branding è necessario assicurare tre qualità principali: l’unicità, la memorabilità e soprattutto la pertinenza all’identità e ai valori della Marca.
Le neuroscienze mettono a disposizione del marketing tecniche di ricerca validissime che consentono di misurare in maniera non invasiva le variazioni dei parametri neurofisiologici durante l’ascolto, analizzando in particolare la capacità di attivare a livello non conscio attenzione, gradimento, impatto emotivo e memorizzazione di una musica.
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