Immagina di uscire un venerdì pomeriggio dal lavoro, stanch3, appesantit3 da una lunga settimana di lavoro; la testa piena di pensieri, quel report che non sei riuscit3 a consegnare in tempo che sembra chiamarti dalla scrivania. Di cosa hai bisogno? Ma certo, di una bella cena per iniziare il fine settimana, in quel ristorante che ti hanno consigliato, quello che “ha un menu eccezionale”.
Immagina di voler sorprendere il/la tuo/a partner, è da un po’ di tempo che non riuscite a ritagliarvi un momento di qualità, un’esperienza da ricordare insieme, per potervi guardare negli occhi e sorridere alla vita. Come potresti lasciarl3 senza parole? Ecco quello che fa per te! Una cena in quella trattoria gourmet in collina, un posto dove “leggendo la lista delle pietanze ti verrebbe voglia di provarle tutte”.
Nel vastissimo panorama della ristorazione, dove la competizione è spietata e guadagnarsi la fiducia della clientela un compito arduo, capire come le decisioni dei clienti sono principalmente guidate da istinti e percezioni non consci si rivela una risorsa preziosa per offrire un’esperienza gastronomica non solo di qualità, ma capace di lasciare nelle loro menti un ricordo positivo e duraturo.
Un aiuto che viene dal neuromarketing
Il neuromarketing è una disciplina che applica le conoscenze delle Neuroscienze al marketing tradizionale per indagare e comprendere la percezione cerebrale degli stimoli.
Il nostro cervello interpreta, infatti, il mondo che ci circonda non solo a livello consapevole e razionale, ma anche e soprattutto attraverso processi non consci ed emotivi molto veloci che indirizzano profondamente la direzione delle nostre scelte e la memorizzazione delle nostre esperienze.
Nel mondo della ristorazione, dove i dettagli del menu, la mise en place dei cibi e la scelta delle parole con cui descriverli possono fare la differenza, il neuromarketing assume un ruolo cruciale.
Qualche consiglio pratico.
Le emozioni occupano un ruolo fondamentale in tutti gli aspetti della nostra vita e in particolare nella food experience.
Il gesto stesso di mangiare coinvolge tutti i cinque sensi influendo profondamente sulla memoria: l’esperienza si lega alle emozioni sensoriali collegate ai colori, al sapore, alla consistenza e agli aromi dei cibi che abbiamo consumato.
Nel momento in cui degustiamo un piatto o sorseggiamo un bicchiere di vino, stiamo compiendo un percorso che dagli occhi porta al naso e al palato.
Il prof. Charles Spence, docente di psicologia sperimentale presso l’Università di Oxford, nel suo libro “Gastrophysics: The new science of eating”, racconta come basti qualche piccola differenza per aumentare o diminuire la percezione di bontà di cibo e bevande durante un’esperienza gastronomica, in base a dettagli che potrebbero sembrare poco rilevanti , ma che sono, invece, determinanti: dal peso delle posate alle forme arrotondate dei tavoli, dal nome di una ricetta all’ordine delle portate e ai colori del menu.
Ogni dettaglio conta e permette di coinvolgere, rassicurare e stupire il commensale.
In particolare, il menu assume grande importanza, specie considerato che un cliente, dopo aver varcato la porta di un ristorante ed essersi accomodato, effettua la sua prima interazione proprio con le pagine che riportano i piatti proposti.
Un menu può essere valorizzato applicando dei semplici, ma efficaci principi di neuromarketing: non solo una lista di pietanze, ma un vero e proprio strumento di storytelling attraverso il quale raccontare anche la storia del locale, evidenziarne l’unicità, trasmetterne valori e filosofia, fornendone così un profilo preciso dell’identità.
L’inserimento dei prezzi non deve essere casuale: a livello non conscio un prezzo senza decimali e senza il simbolo dell’euro è percepito come più conveniente. Inoltre, applicando un semplice, ma utilissimo bias conosciuto come “effetto ancoraggio”, inserire all’inizio del menu un piatto con un prezzo elevato servirà da “ancora” per far percepire la seguente proposta come più conveniente.
La descrizione delle pietanze deve essere accurata e costruita in modo da suscitare emozioni in chi la legge. Oltre al nome del piatto, è bene raccontarne l’elaborazione e sottolineare, ad esempio, la genuinità delle materie prime che lo compongono e la loro provenienza, aumentandone così l desiderabilità e la percezione di qualità.
L’uso dei colori
Anche l’ambiente ha un peso: luci, acustica, suoni, tutto concorre a migliorare o peggiorare l’esperienza.
Nel marketing della ristorazione, in particolare, i colori giocano un ruolo primario. Possono produrre effetti psicologici, dal momento che il nostro cervello associa a ciascuno di essi delle sensazioni particolari ed è perciò molto importante saperli utilizzare in maniera mirata e strategica. Il verde è il colore generalmente associato alla freschezza e alla genuinità, e aiuta a percepire un piatto come salutare. L’arancione è particolarmente adatto a stimolare l’appetito, mentre l’azzurro, al contrario, potrebbe portare chi legge il menu ad essere meno invogliato a consumare.
In conclusione, la cura di ogni dettaglio è cruciale per garantire ai clienti la migliore esperienza possibile, renderla memorabile suscitando l’affezione della clientela e il neuromarketing rappresenta un potente alleato per centrare l’obiettivo.
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0963996917308141
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