Cosa vuol dire Humanification? Significa mettere al centro le persone: coltivare il talento, ispirare la creatività, permettere al potenziale di essere sprigionato, fare network. Sfruttare ciò che ci rende realmente umani – la fantasia, il coraggio e la passione – e portarlo in ogni aspetto del business permette di costruire progetti che siano più vicini agli utenti e a noi stessi.

La humanification è stato il tema centrale di WOBI (World of Business Ideas) 2017, un evento che ha permesso a migliaia di persone di assistere a testimonianze di menti brillanti ed esperti mondiali in vari settori. Da New York a Madrid, da Sidney a Milano, WOBI porta ogni anno in giro per il mondo idee innovative, ispirazione, storie ed emozioni.

Ottosunove ha partecipato all’edizione milanese che si è svolta nei giorni 7 e 8 novembre. Gli speaker che si sono succeduti sul palco, ogni giorno di fronte a più di duemila persone, hanno condiviso le loro esperienze e le loro competenze su temi legati a tecnologia, business, marketing e comunicazione.

Uno degli argomenti più discussi è stato la leadership. Chris McChesney, Global Practice Leader of Execution per FranklinCovey, grande società di formazione, ha spiegato come i leader di oggi debbano cambiare il loro modo di gestire gli obiettivi di lavoro e le strategie con cui guidano i team. “All’interno dei team di lavoro ci sono spesso molte buone idee, ma poche risorse in grado di realizzare” afferma McChesney, spiegando che molte volte si pianificano troppi obiettivi. “Calcoli statistici mostrano che se in una settimana ci poniamo, per esempio, 3 obiettivi, questi molto probabilmente saranno raggiunti. Se ce ne poniamo 10, è assai verosimile che quelli raggiunti, anche in questo caso, saranno 3. Se invece i traguardi che ci prefiggiamo sono addirittura 20, probabilmente non ne raggiungeremo neanche uno”. McChesney sottolinea l’importanza di lavorare di più sulla qualità dei progetti da realizzare e di ispirare i talenti all’interno dei team. Gestione delle risorse e condivisione delle idee: queste sono due chiavi fondamentali per il successo. Per realizzare ciò, serve fiducia reciproca: un leader deve potersi fidare dei componenti del suo gruppo di lavoro e allo stesso modo, i collaboratori devono percepire affidabilità da parte di chi li guida.

Di fiducia ha parlato Rachel Botsman, esperta mondiale di collaborazione e scambio. “La tecnologia ha cambiato il nostro modo di avere fiducia, non solo verso le persone, ma anche verso le varie situazioni che ogni giorno viviamo”. La Botsman ha affrontato una tematica molto interessante: il sentimento con cui viviamo il mondo dell’informazione. Il web è ormai la prima fonte di notizie, ma qui vengono pubblicati migliaia di contenuti di bassa qualità, non verificati e fake news. Come riconoscerli? Un esempio è Facebook, una piattaforma libera a tutti, ma sulla quale manca un controllo forte: vengono pubblicati 1,3 miliardi di post al minuto, ma le persone addette al controllo sono circa una ogni 466.000 post. Su molti siti, il rischio che venga pubblicata una notizia falsa o un contenuto non adeguato, è grande.

Secondo la Botsman, inoltre, in questa era digitale sta crollando la fiducia verso i brand, i politici e le istituzioni, anche quando questi sono conosciuti. Come mai? Perchè stiamo vivendo un momento epocale, il passaggio da “institutional trust” a “distributed trust”, che è basata su enormi reti di persone, organizzazioni e macchine intelligenti.

Michael Porter, autorità mondiale in materia di strategia competitiva, ha illustrato i cambiamenti che la rivoluzione digitale sta portando nelle nostre vite. La natura dei prodotti che acquistiamo oggi è profondamente mutata. Infatti, prima, quando si comprava un bene di qualunque tipo, questo non era soggetto a un controllo post vendita, o un monitoraggio, da parte del venditore o di un consulente: solo il proprietario conosceva la situazione, se il prodotto funzionava o meno e il livello delle sue prestazioni. “Oggi è tutto diverso – spiega Porter – i prodotti sono diventati altamente intelligenti. Tutto può essere misurato, in ogni momento. E tutto può essere migliorato, aggiustato o modificato, in un millisecondo anche a migliaia di chilometri di distanza”.

Ma la vera rivoluzione sarà, e forse è già in atto, quella della realtà aumentata, una tecnologia che permetterà di migliorare le nostre vite e le nostre professioni: più opportunità, più precisione e tempistiche ottimizzate, soprattutto nel lavoro, ma anche nella vita privata. Basti pensare alle tecnologie che consentono di programmare e guidare con facilità macchinari complessi, o a quelle che ci consentono di gestire da remoto computer e server, o anche i nostri dispositivi di casa come quello per il riscaldamento, per l’accensione delle piastre per cucinare o le telecamere di sicurezza.

Porter, però, ha anche messo l’accento su due interrogativi molto importanti: come usare i miliardi di dati che la nuova tecnologia ci mette a disposizione? Abbiamo realmente bisogno di tutte queste opzioni di scelta che l’intelligenza artificiale ci offre?

È dunque importante capire dove l’evoluzione tecnologica potrà portarci e come questa cambia i rapporti umani. Jonah Berger, docente di marketing alla Wharton School, ha ricordato che il passaparola è ancora la prima, e la migliore, forma di pubblicità. Questo accade perché, nonostante tutto, siamo ancora molto influenzati dalle parole e dai comportamenti delle persone che ci stanno accanto, più di quanto non lo siamo dai nuovi mezzi di comunicazione. E molto spesso questa influenza la subiamo in maniera non conscia.

Quindi, Humanification. Che non significa umanizzazione opposta all’automatizzazione, bensì la capacità di far convivere questi due aspetti. Forse vuol dire fare un passo indietro e andare a riprendere alcuni elementi che pensavamo superati, come i sentimenti, e inserirli nel nostro modo di fare business. George Kohlrieser, psicologo ed esperto mondiale di leadership, afferma che il successo è fatto di sofferenza, passione e sacrificio. La realtà aumentata e l’intelligenza artificiale sono dunque uno strumento per raggiungere gli obiettivi: alla base, ci sono sempre il cuore e il cervello di un essere umano.