Se state leggendo questo articolo probabilmente avrete già sentito parlare di Pokémon Go, o avrete già scaricato l’app, il videogioco per smartphone ideato da Nintendo che grazie alla realtà aumentata ti permette di catturare i pokémon nascosti nel mondo reale.
L’applicazione, dopo appena due settimane dalla sua uscita, è ormai un fenomeno globale e non sono mancati già i disagi e le polemiche legati alla Pokémania. Ma in questa enorme operazione nostalgia che ha coinvolto l’intera generazione di millennial c’è molto di più di un semplice videogame di successo. Gli aspetti da analizzare non si possono di certo esaurire in un articolo, così cominceremo valutando gli effetti sul cervello per poi indentificare invece le potenzialità per il retail.
Come evidenziato in un articolo di qualche giorno fa uscito su Quartz, “stare seduti è il nuovo fumare, in questo senso non c’è dubbio che giocare a Pokémon Go sia più sano che stravaccarsi davanti ad una Xbox giocando con una console”. Ma non mancano i risvolti negativi: se è vero che l’app favorisce l’esplorazione e l’esercizio fisico, è altrettanto vero che i benefici emotivi e fisiologici non sono uguali a quelli di una passeggiata tradizionale. “Ci sono molti benefici che possiamo guadagnare passeggiando strada, ma spesso non possiamo accedervi quando stiamo inseguendo avidamente delle creature virtuali attraverso uno schermo da 3-6 pollici”.
Se state leggendo questo articolo probabilmente avrete già sentito parlare di Pokémon Go, o avrete già scaricato l’app, il videogioco per smartphone ideato da Nintendo che grazie alla realtà aumentata ti permette di catturare i pokémon nascosti nel mondo reale.
L’applicazione, dopo appena due settimane dalla sua uscita, è ormai un fenomeno globale e non sono mancati già i disagi e le polemiche legati alla Pokémania. Ma in questa enorme operazione nostalgia che ha coinvolto l’intera generazione di millennial c’è molto di più di un semplice videogame di successo. Gli aspetti da analizzare non si possono di certo esaurire in un articolo, così cominceremo valutando gli effetti sul cervello per poi indentificare invece le potenzialità per il retail.
Come evidenziato in un articolo di qualche giorno fa uscito su Quartz, “stare seduti è il nuovo fumare, in questo senso non c’è dubbio che giocare a Pokémon Go sia più sano che stravaccarsi davanti ad una Xbox giocando con una console”. Ma non mancano i risvolti negativi: se è vero che l’app favorisce l’esplorazione e l’esercizio fisico, è altrettanto vero che i benefici emotivi e fisiologici non sono uguali a quelli di una passeggiata tradizionale. “Ci sono molti benefici che possiamo guadagnare passeggiando strada, ma spesso non possiamo accedervi quando stiamo inseguendo avidamente delle creature virtuali attraverso uno schermo da 3-6 pollici”.
Altro aspetto da valutare saranno le ricadute di Pokémon Go nel retail. Non sono molti ancora i successi così evidenti di una buona integrazione tra mondo digitale e mondo fisico. I giocatori possono ritrovarsi a cacciare pokémon nei pressi di un museo, come accaduto agli Uffizi di Firenze, o di un punto vendita. E non mancano già gli esempi di come si possa cavalcare il trend e sfruttarne le potenzialità.
Yelp, la piattaforma di opinioni su ristoranti ed esercizi commerciali, ha per esempio aggiunto una nuova funzionalità al proprio motore di ricerca interno che consentirà ai propri utenti di filtrare i luoghi in base alla vicinanza ai Poké Stop. Inoltre, se un punto vendita si trova nei pressi di un PokeStop, è già possibile attrarre la gente al proprio luogo per poco più di un dollaro all’ora.
In una recente intervista al Financial Times, John Hanke, CEO di Niantic che ha sviluppato l’app, ha accennato ai piani di sviluppo futuri: “C’è un secondo componente del nostro modello di business a Niantic che è il tema delle posizioni sponsorizzate”. È solo questione di tempo e potremo invitare i giocatori a visitare i nostri punti vendita permettendo loro di raccogliere oggetti, acquisire esperienza o magari catturare un pokèmon raro.
Fonti
Quartz
Neospereince
Comments by Gero Di Bella